“SULLA SCACCHIERA”, sottotitolo “Arte e scienza degli scacchi” è un libro realizzato dalla Fondazione Champalimaud di Lisbona e curato, con la consueta raffinatezza, dall’editore parmigiano Franco Maria Ricci.

La Fondazione Champalimaud è una ONG che fin dal suo inizio si è dedicata alle neuroscienze – le scienze del cervello -. Due studiosi di questa Fondazione, Zachary Mainen e Razvan Sandru in un esauriente lavoro sostengono che l’evoluzione della strategia di ciascun giocatore si rifletta in modelli misurabili che agiscono in tutto il cervello, e che la chiave del meccanismo cerebrale stia nella quantità di sangue che affluisce alle sue varie aree; si ritiene che da questo assunto si possano raccogliere indizi di base sulla complessità dei modelli di attività all’interno dei milioni di cellule cerebrali di ogni individuo. In altre parole il programma della Champalimaud si concentra sullo studio dei circuiti cerebrali che contribuiscono al processo decisionale.
Quando, alcuni mesi fa ne sentii parlare, mi dissi immediatamente che quest’opera doveva assolutamente entrare nella mia piccola biblioteca, non solo perché immaginavo già cosa sarebbe riuscito a realizzare Franco Maria Ricci che ben conosco, ma perché, come scacchista, appassionato del gioco e della sua storia con tutte le implicazioni scientifiche, artistiche, letterarie e umane che nel gioco degli scacchi sono incluse e ne costituiscono l’essenza, non me ne potevo fare a meno.
La mia attesa è stata ampiamente ripagata. Appena entrato in possesso del volume, con gioia fanciullesca ho fatto scorrere pagina dopo pagina le meravigliose immagini di pezzi e scacchiere che l’arte fotografica di Massimo Listri ha saputo rappresentare nel giusto modo. Parte dei pezzi inclusi in questo libro appartengono alla raccolta di un collezionista privato portoghese, una delle più importanti al mondo e come altre immagini di provenienza diversa ben rappresentano le vette artistiche a cui sono arrivati, in ogni epoca, ebanisti e cesellatori.
Dopo aver soddisfatto il senso estetico sono passato alla lettura e, rimanendone sorpreso e affascinato per la vastità e profondità con cui gli argomenti sono esposti, mi sono reso conto che per la recensione che intendevo scrivere non sarei stato in grado di trovare parole adeguate, tante sarebbero le cose da dire e quindi non voglio né dilungarmi né anticipare nulla al lettore che traendone sicuro piacere vorrà scoprire da se quest’opera che è essenzialmente divisa in tre parti. La prima a cura dei già citati scienziati Mainen e Sandru, titolata “Attraverso lo specchio a scacchi”, la seconda curata da Stefano Salis “Sinfonie sulla scacchiera. Vita, pensiero, bellezza e azione in 64 caselle e 32 pezzi”. Nella terza parte, Adolivio Capece, che tutti gli scacchisti conoscono, realizza un “Vocabolario essenziale degli scacchi, rudimenti per giocatori esordienti e ventidue partite memorabili”.
Ringrazio Franco Maria Ricci per avermi gentilmente consentito di utilizzare a corollario di questo scritto alcune delle immagini del libro. (L.F.)


Fabbricata in Prussia, forse a Königsberg (oggi Kaliningrad) presso l’atelier di Georg Schreiber (c. 1600), questo eccezionale corredo da gioco in ambra ben rappresenta come sulle coste del Mar Baltico la resina fossile imperasse nei pezzi da Wunderkammer.




Da sinistra a destra l’aquila imperiale, un granatiere vecchia guardia, un maresciallo di Francia, imperatrice Maria Luisa e Napoleone Bonaparte. Quali antagonisti: l’imperatore Francesco d’Asburgo, l’imperatrice, un granatiere imperiale, un ussaro.

In quanto passatempo per le classi dei più eminenti ceti sociali, il tavoliere del gioco degli scacchi si tramutò in autentico “status symbol”, addirittura inserendo quadranti decorati con motivi floreali per definire i tempi a disposizione dei giocatori.
