Scacchi e Pubblicità. Molto bene. Ma gli Sponsor?

A pochi sarà sfuggito il fatto che da qualche tempo sempre più spesso nei film, nelle fiction televisive e soprattutto nella pubblicità si parla di scacchi. A volte in primo piano, a volte defilata, da qualche parte bene o male appare una scacchiera o i personaggi parlano di scacchi, di giocatori e di situazioni scacchistiche anche fuori contesto. Nell’ultimo numero di Scacchitalia, organo ufficiale della Federazione Scacchistica Italiana, si parla di questo argomento in un interessante articolo a firma di Anania Casale.

Pare che l’accoppiata scacchi e pubblicità faccia vendere e i pubblicitari se non gli esperti di marketing se ne sono accorti. In una intervista riportata in questo articolo di Scacchitalia, Dedi Salmeri, oggi Head of PA Communication & Digital Events of IDNTT, esperta di strategie pubblicitarie esprime sull’argomento questi concetti «Gli scacchi vengono percepiti, anche da chi non li conosce o li conosce poco, come un gioco elitario, in cui bisogna studiare, dove serve esperienza, insomma un gioco che esprime valori “elevati”, L’abbinamento degli scacchi a un brand esprime la necessità di innalzarne l’immagine, dargli una patina culturale, liberarlo dal consumo “mordi e fuggi” e legarlo invece a valori come il lavoro fatto con cura, l’esperienza, la durata nel tempo. E questo può valere anche per prodotti che nascono come “popolari”, ma che attraverso gli scacchi conquistano un nuovo e diverso prestigio» e poi ancora ” Il tutto si inserisce in un’evoluzione del linguaggio pubblicitario degli ultimi anni, per cui le aziende sia private che pubbliche devono adeguare i loro canali di comunicazione a un linguaggio che rispetti gli indici della sostenibilità. Che non è solo il concetto di “green”, ma anche l’uguaglianza di genere, e il valore del lavoro a prescindere dal sesso di chi lo fa. Nella fiction, La Regina degli Scacchi, si creava uno stretto collegamento tra gli scacchi e le donne, e gli scacchi sono da sempre percepiti come un gioco strategico, legato all’intelligenza, alla profondità di pensiero, alla pazienza. E legare questi concetti alle donne è in piena linea con gli indirizzi del nostro tempo. Anche le aziende hanno cominciato a capire, soprattutto quelle più serie, che c’è bisogno di elevare le donne a un ruolo diverso da quello del passato. E gli scacchi possono essere uno dei simboli di questa evoluzione. Si crea così nella pubblicità una nuova immagine di donna, elegante, femminile, efficiente sul lavoro, e anche brillante e dinamica dal punto di vista intellettuale, e tanto che gioca anche a scacchi, un’attività considerata un tempo quasi esclusivamente maschile».

E ora sempre più frequentemente, importanti brand legano l’immagine dei loro prodotti e delle loro aziende agli scacchi. Biscotti, caramelle, moda, borse, preparati naturali per il sonno, automobili, sicurezza e così via. Selmi Barissever, creativo di Dude afferma, “gli scacchi hanno molte simbologie al loro interno e noi pubblicitari stiamo molto attenti anche a quei messaggi che non sono espliciti, ma vengono mediati quasi a livello subliminale, sotto la nostra soglia di percezione. Gli scacchi suggeriscono valori come antichità, affidabilità e solidità. La sfida sulla scacchiera racchiude poi simbologie nette e forti: la sfida, il duello, l’opposizione tra fazioni, e anche, l’attrazione sentimentale. E attribuiscono ai brand che li usano un carattere deciso, forte, netto, ovviamente per chi si può permettere, dal punto di vista commerciale una caratterizzazione come questa». «Gli scacchi insomma», conclude Barissever, «richiamano e simboleggiano la partita della vita, e quindi portano alla luce elementi ancestrali del nostro essere».

Bene, tutto bene per quanto riguarda la pubblicità dei prodotti, ma anche del nostro gioco. Ne abbiamo bisogno perché nonostante il fatto che il numero dei giocatori sia molto aumentato negli ultimi anni si rimane pur sempre relegati in una nicchia non considerata dai grandi media. Solo alcuni giornali ultimamente hanno parlato di scacchi, ma purtroppo per fatti legati a non proprio onorevoli questioni.

E gli sponsor? Pochi purtroppo. E Dio solo sa quanto gli organizzatori di eventi e soprattutto i circoli scacchistici ne avrebbero bisogno. Qualcosa si sta muovendo ultimamente, ma è ancora molto, molto poco.

Organizzare un torneo importante costa molto. Per essere attrattivi bisogna prevedere premi importanti e se poi la partecipazione non soddisfa le aspettative le perdite possono essere esiziali per un piccolo circolo e quindi gli accordi di sponsorizzazione con uno o più aziende, legati ad un singolo evento o meglio istituzionali,  farebbero dormire sonni tranquilli, permettendo di organizzare molti più tornei di quelli che si fanno attualmente e faciliterebbero anche una più diffusa attività di divulgazione e insegnamento nelle scuole e presso i circoli.

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